La Manta

La manta della Madonna della Lettera è l'opera più preziosa del Tesoro della cattedrale di Messina, in oro sbalzato, cesellato e inciso. Il nome allude alla funzione del rivestimento prezioso dell'immagine della Madre di Dio ("manta", "coperta),  quindi alla riza.

Lo stato di conservazione del manufatto, che misura cm 160 x 98, presentava evidenti e drammatici processi di trasformazione del metallo ravvisabili in ampie zone di colore rosso-arancio. La superficie in oro è inoltre stata nel tempo perforata in molteplici punti per l'inserimento dei monili e risultava coperta da polveri grasse. Molti dei gioielli versavano in precario stato di conservazione e necessitavano di un'attenta verifica della tenuta dei castoni e di apposti interventi di consolidamento. I pregevoli smalti presenti in alcuni monili, per loro natura estremamente sensibile alle sollecitazioni ambientali,  erano in fase d'irreversibile deterioramento, soprattutto le parti più piccole destinate  ad essere compromesse  se non si interveniva urgentemente con operazioni di fissaggio e di consolidamento in profondità.

L'elaborato intervento di restauro, promosso dalla Cattedrale di Messina e sostenuto dall'International Inner Wheel Club messinese, è realizzato dal restauratore Sante Guido che ha smontato la lastra d'oro dal suo supporto in bronzo, totalmente corroso, pulito l'oro e risarcite le lesioni, correggendo le deformazioni plastiche. Il rimontaggio delle lamine sul bronzo comporterà nuovi vincoli meccanici in oro fatti appositamente realizzare, per giungere  al riposizionamento dei gioielli sul supporto, con filo d'oro.

La manta fu realizzata per essere posta sopra la tavola bizantina, andata distrutta nell'incendio del 1943. Il senato messinese e i rappresentanti della Cappella della Lettera (secondo la tradizione la Vergine concesse la protezione alla città inviando una lettera in ebraico legata da una ciocca dei suoi capelli)  la commissionarono il 5 novembre del 1658 all'argentiere, scultore ed architetto fiorentino, Innocenzo Mangani: il  professore di scoltura, si obbligava anche a nome del figlio Ottaviano di realizzare una manta di rame per l'immagine della Madonna della lettera da ricoprire in seguito d'oro per il prezzo di onze 70 (...); di fare la manta di ramo di quella grandecza, larghecza, modo et forma conforme al modello di cera rossa, quale dovrà cesellare lavorare polire et redurla ad ogni perfecto fine in modo tale però che si possa coprire d'oro.

Ingenti somme di denaro furono impiegate per questo splendido capolavoro d'arte orafa, che complessivamente costò trentamila scudi, di cui dodicimila solamente per l'acquisto dell'oro. Molti contribuirono a sostenere le spese e persino i laureandi universitari furono coinvolti dal Senatus Consulto a pagare una tassa di dodici tarì.

Il manufatto, come riporta l'iscrizione incisa sotto il collo della Vergine, fu iniziato nel 1661 e ultimato nel 1668:

Il Tesoriero della Cappella D. Carlo Gregorio Primo marchese di Poggio
Gregorio e cavaliere della Stella incominciata questa manta
Della Beatatissima Vergine dell'anno 1661 all'anno 1668
Innocenzo Mangani argentiere scultore architetto fiorentino

 

 

L'opera è formata da due lamine sovrapposte, di cui una visibile in oro e l'altra interna, più pesante, in rame; esternamente è ricoperta da splendidi gioielli donati nei vari secoli alla Madonna da notabili personalità.

Ecco un elenco fatto nel 1929 (cfr. Stefano Bottari, Il Duomo di Messina):

  1. Una gioia di smeraldi donata dalla Vice Regina Duchessa Usseda nel 1695.
  2. Un monile d'oro con perle e diamanti, realizzato nel 1690 con il contributo dei messinesi e del Vicerè Duca di Usseda, che intervenne con 150 scudi.
  3. Un anello con diamante della Contessa di Barbò di Casa Stizia (1695).
  4. Una gemma di diamanti della Marchesa di Geraci (1714).
  5. Una croce di diamanti della marchesa di Condagusta (1714).
  6. Un cuore in oro del generale tedesco conte Wallis.
  7. Una catena di anelli di don Federico Ruffo (1723).
  8. Uno schifazzo d'oro con uno smeraldo, diamanti attorno e 3 perle, di Donn'Angela Procopio (1749).
  9. Un gioiello con una grossa e rara perla a forma detta la pecorella del canonico decano d. Alberto Arenaprimo.
  10. Un fiore di brillanti della Marchesa Maria Scoppa.
  11. Una margherita di diamanti donata nel 1881 dalla regina Margherita.

Di particolare pregio è la corona della Madonna, creata precedentemente alla manta e adattata ad essa, arricchita di gioielli, catene in oro e smalti, pietre preziose. Presumibilmente l'opera può ricondursi a Pietro Iuvara e Mario d'Angelo che si erano impegnati con il tesoriere della cappella della Lettera a realizzare una corona per la Madonna e di mettere i gioielli come gli sarà ordinato; la raggiera del Bambino venne invece eseguita dallo stesso Mangani, come si rileva da documenti di archivio inediti.
Risulta di raffinata lavorazione l'esecuzione delle vesti, i cui profili sono regalmente adornati ancora da collane preziose. Il disegno presenta stilemi della moda tessile dell'epoca, secondo l'impaginazione di un tessuto serico damascato con moduli a griglia e infiorescenze centrali.

 

 

 

 

(dal sito della Diocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela)